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Castello Aragonese

Il Castello Aragonese di Castro sorge su un promontorio, protetto da un lato dal mare e dall'altro da un ripido terrapieno.

L'imponente maniero è inscritto nell'angolo nord-ovest delle possenti mura dell'acropoli.

L'impianto più antico risale al periodo classico; l'opera di restauro recentemente ultimata individua chiaramente le fondamenta messapiche e lascia aperta l'ipotesi che l'intero sistema difensivo sia sorto lungo l'antico circuito liburno-illirico o pelasgico (1700 a.C.).

Rimaneggiato dai romani, divenne in seguito una roccaforte bizantina e, successivamente, normanna.

Nella seconda metà del XIII secolo Carlo I d'Angiò inserì il Castello di Castro, insieme alle fortezze di Ostuni, Taranto, Ugento e Torremaggiore, tra quelle di maggiore importanza strategica a livello nazionale, per il connubio tra difese naturali e architettura militare.

Nel 1480, in seguito al saccheggio di Otranto, la città fu invasa dai Turchi e il Castello fu parzialmente distrutto. Invasioni e distruzioni continuarono fino al 1573.

Fu la nobile famiglia dei Gattinara (feudatari della contea) ad occuparsi della ricostruzione della fortezza, a partire dal 1575, realizzando una nuova struttura difensiva quadrilatera, rafforzata da quattro bastioni e da un terrapieno.

Nuovi e ripetuti danni costrinsero il viceré spagnolo Don Pedro de Toledo a rafforzare ulteriormente la struttura. L'architetto senese Tiburzio Spannocchi progettò la completa ristrutturazione della struttura difensiva, con la realizzazione del bastione a protezione della Porta Terra, l'imponente torre sud, detta “Torre Catalano” e un caratteristico recinto fortificato a pianta esagonale allungata, dotato di baluardi e cortine di torri in punti strategici.

Nei secoli successivi Castro divenne una città insicura e, per questo, gli abitanti decisero di spostarsi nell'entroterra, abbandonandola alla desolazione e all'incuria di un tempo implacabile.

Quando, alla fine dell'Ottocento, fu ripopolato, il castello fu letteralmente "dilapidato"; le sue pietre furono utilizzate per la costruzione di nuovi edifici, tanto che nel 1780 fu descritto come fatiscente e semidistrutto dal vescovo della città, monsignor Del Duca. Fu lui a scrivere una petizione al re Ferdinando IV chiedendo il restauro del Castello a spese della Tesoreria dello Stato. Gli argomenti del prelato furono così convincenti e ricchi di informazioni che riuscì a convincere il re.

Durante la seconda guerra mondiale, il Castello fu utilizzato come luogo di osservazione del porto turistico e del canale d'Otranto. Negli stessi anni crollarono il settore sud-ovest e la torre angolare adibita a residenza della famiglia del conte.

Attualmente il Castello è perfettamente restaurato e fruibile, grazie ad una serie di importanti interventi voluti dal comune di Castro, che ne ha acquisito la proprietà. Le sue sale ospitano una biblioteca, una sala convegni, il museo archeologico intitolato al prof. Antonio Lazzari, che ospita la mostra archeologica permanente “Castrum Minervae: tra Greci e Messapi”. Inoltre, dalle sue terrazze si può godere di un panorama mozzafiato!

Architettura del Castello

Il Castello ha una pianta rettangolare con quattro torri angolari di varie forme e dimensioni. Oggi è costituito da un ingresso protetto da un fossato e da un ponte levatoio, ora smontato.

Entrando si trova una corte, anticamente utilizzata per il deposito dei prodotti agricoli che venivano commercializzati, e un ampio scalone, oggi scomparso, che conduceva ai piani superiori. Sul cortile si affacciano anche le porte delle stanze al piano terra. La camera ovest si affaccia sul mare e ha un accesso esterno che conduce ai giardini sottostanti.

Città di Castro

Via di Mezzo S.N.
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